di Antonella Galletta Psicologa Milano / Work shop Camera del lavoro Milano.
Grazie alla crisi c’è un nuovo risveglio, superata la paura del “cosa sta succedendo, come far fronte, tutto va a rotoli” subentra l’arte di arrangiarsi, chi migra per lidi stranieri, chi si chiede ripetutamente “chi me lo fa fare, sino a cambiare mestiere. Chi diventa più consapevole e spendere meno aiuta a ridimensionare i bisogni e capire cosa è veramente importante. Chi diventa più creativo nel trovare soluzioni di sopravvivenza.
Recessione che peraltro pare superata, si ma adesso anche nuova saggezza. Si sta riscoprendo una nuova felicità e chi non riesce a farlo è bene che “apra gli occhi” perché la felicità è meta e stato d’animo solo per chi vuol esserlo.
La felicità è stata sempre di moda, declamata in splendide pagine, da Epicuro al Dalai Lama, premi nobel come l’economista Daniel Kahneman. Libri, film, guide di self-help hanno avuto facile appeal, la felicità prende. La speranza di essere felici, se i genitori non te l’hanno insegnato lo faranno i libri, i film e spesso ambedue ci riescono, sollecitano possibilità e il modo di avvicinarsi ad esse.
Per passare dalle sollecitazioni alla pratica della felicità di mezzo c’è il mare, a volte burrascoso ma navigabile, con un pensiero liofilizzato a tre condizioni: se si vuole veramente essere felici o raggiungere un sogno, se si ha una bussola di orientamento, se ci si ferma sulla riva a guardare i movimenti dell’acqua.
Se vogliamo possiamo essere i miglior portatori della nostra felicità. Una deliziosa (perché simpatica, intelligente e di cuore) persona che ho in consulenza non riesce a soffermarsi su quel che di positivo gli accade, sulle piccole buone notizie, sugli step seppur graduali, tutto questo è un “problema” che aldilà delle ragioni profonde deve essere risolto, con una pratica costante e costo zero perché le buone ragioni per essere felici sono dentro, bisogna tirarle fuori, vederle e metterle bene a fuoco. Ci sono anche le ragioni per essere infelici, certo ma ad esempio anche un diversamente abile partecipa alle olimpiadi e alle paraolimpiadi facendo quel che molti non si oserebbero mai!
La felicità esiste se vogliamo e sappiamo accoglierla. Immaginate di dover ridurre drasticamente i vostri consumi, per alcuni di voi sarà facile immaginarlo! Alcuni esempi? Le donne hanno imparato a tingersi i capelli da sole o tra amiche. Uomini e donne acquistano forse un maglione in inverno, un pantalone e tre magliette in estate, tutto durante i saldi. Non più aperitivi sotto formula happy hour ma cene dove ognuno porta qualcosa.
Vacanze poche e magari ospiti dagli amici. Il treno freccia rossa, macché si ritorna sui regionali super frequentati. La spesa si fa in maniera più oculata, i libri si prendono in prestito in biblioteca.
I calzolai guadagnano di più perché le scarpe si portano a lucidare ben bene e risuolare. L’arte di arrangiarsi riappare o forse ritorna una maggiore attenzione verso quel che è importante, come è importante e in che misura. La felicità dell’acquisto viene meno, ma aumenta la felicità nello stare con altri, davanti a un ombretta se si è in veneto o un bicchier di vino in generale. Felicità nel sapere che si ha poco e meno di qualcun altro ma che quel meno diventa un più, più aggregazione, più tempo per sragionamenti per magari cambiare la propria vita. Più semplicità che allontana dal fingere di essere super presi, super eroi, super che??? Quante menzogne gli esseri umani sostengono per stare al mondo, senza nessuna cattiva fede spesso gli adulti non si rendono conto che mentono a se e agli altri. Menzogne frequentando luoghi non consoni a se stessi, menzogne che vanno aldilà dell’intelligenza sociale importante per stare al mondo, menzogne per essere felici.
La bussola di orientamento è il secondo requisito della felicità non estemporanea. L’innamoramento è felicità pura e senza bussola, accade, ci solleva da terra, nessuna direzione se non la speranza che duri. L’innamoramento non dura ma si trasforma in amore con il superamento di prove infinite o ci si molla, e lì le prove diminuiscono. Se desideriamo che la felicità perduri e, tornando alla metafora dell’innamoramento, passare all’amore, la bussola di orientamento ci serve. Navigare a vista può essere inebriante ma dura poco, anche un matto ha la sua bussola, che poi si chiamano ossessioni e altro. Una persona definita normale (definizione generica) ha bisogno di seguire una direzione, un sogno, un’idea, un’idea di coppia, di vita da soli o in compagnia. La felicità solo così può diventare progetto, in questo contesto economico e grazie a esso, il progetto obbliga a rivalutare le piccole felicità relazionali, natura e naturalezza, gusti e arti pratiche, un felice ritorno al mens sana in corpore sano.
Fermarsi sulla riva a guardare i movimenti dell’acqua, non per diventare Taoisti o comunque non solo per quello, e neanche per rimanerci vita natural durante, ma per vedere in prospettiva l’acqua sulla quale si naviga, quel che accade e riprendere energie per nuove idee e strategie di sopravvivenza. Non saranno le prove dell’isola dei famosi, ma l’isola dei felici con poco.
Saluti felici, veramente!
Antonella Galletta